Il guardiano all’ imbocco della valle

Il guardiano all’ imbocco della valle

Sotto i scintillanti raggi del sole, davanti alle mura esterne e con alle loro spalle la pesanteporta di legno, due guide del castello e il cane del maniero aspettanol’arrivo dei primi ospiti della giornata.

Domande a Reinhold Messner

Sotto i scintillanti raggi del sole, davanti alle mura esterne e con alle loro spalle la pesanteporta di legno, due guide del castello e il cane del maniero aspettanol’arrivo dei primi ospiti della giornata. E quegli ospiti, oggi,siamo noi. Nei cortili interni del Castel Juval regna una pace suggestiva.Il graticolato dell’antico muro, il verde attorno, un sabatomattina di meditazione. Ci facciamo accompagnare passando trauna scultura e l’altra, finché non si palesa Reinhold Messner. Èlui a condurci fino al brusio dei monaci tibetani, dietro al castello.Ci sediamo su una panca di legno, con le mura del castello dietrodi noi e davanti il panorama dell’ampia Val Senales.

Alla fine della Val Senales, sullo Hauslabjoch, è stato ritrovato Ötzi,l’Uomo venuto dal ghiaccio. E da qui il Castel Juval veglia sull’imboccodella valle. Signor Messner, si dice in giro che siano stati ritrovati reperti archeologici anche sulla collina di Juval. Risalgono forse all’Età del rame? Alla famiglia di Ötzi?
Già trent’anni fa, mentre si costruiva la via che porta al castello, furono scoperti focolai e fondamenta di abitazioni. Tutti i reperti storici ritrovati sono oggi esposti a Bolzano nel Museo Archeologico dell’Alto Adige. Più tardi furono ritrovati anche rosticci e pezzi dirame, che tuttavia devono ancora essere analizzati. Si tratta infatti di reperti risalenti a un periodo storico più recente.

Lì, dove la galleria oltrepassa il cortile soleggiato, probabilmente si rifugiava Ötzi in inverno. Un piccolo villaggio nel quale i seminomadi erano soliti fare ritorno. Su una collina, perché a valle era umido e pieno di zanzare. In fondo stiamo parlando dell’Era glaciale. La valle stessa è formata da un cono morenico. La cantina del castello, infatti,è stata scavata nella roccia levigata dall’attività del ghiacciaio. Qui è possibile leggere la storia della terra degli ultimi 50.000 anni.Ciò che è certo è che una cosa è certa: su questo altopiano si scavava la roccia e si lavorava il rame, tuttavia non è possibile dire se fosse proprio la comunità di Ötzi a farlo.

La collina di Juval: una vedetta all’imbocco della valle?
Tante domande sorgono spontanee. Perché insediarsi proprio qui? Non sembra essere poi un posto così strategico. Più di questa superficie piana nella galleria sulla collina non c’è. Nell’Era dei Longobardi la Collina di Juval fungeva certamente da punto strategico per controllare la valle. Qui si richiedeva di sicuro anche il pagamento di dazi.

Ötzi: un primo esponente della transumanza?
La transumanza era la forma di economia di sussistenza più comune. Ötzi e i suoi simili erano sicuramente seminomadi. E di certo solo per il camminatore e il cacciatore più esperto era possibile lasciare la Val Senales in direzione nord. Gli animali venivano portati al pascolo sui prati ad alta quota, oltre la linea degli alberi. Durante l’età del ramegli alberi non venivano ancora disboscati, perché l’agricoltura e l’addomesticamento ebbero inizio solo 10.000 anni fa. E per capire come funzionasse la coltivazione delle verdure c’era ancora bisogno di tempo.

Era necessaria una nuova forma di economia... Con il Castel Juval e imasi Ortl ha sviluppato un concetto a tutto tondo di autosufficienza:un’interpretazione intelligente dell’approvvigionamento completo.Secondo il suo parere come può l’economia rurale di montagna diventareun modello interessante anche per il futuro?
Il contadino del maso Unterortl ha avuto un’idea: specializzarsi nella produzione di vino. Io ho finanziato il progetto. E lo stesso Oberortl è un maso autosufficiente. Solo il 5% della produzione serve a soddisfare il fabbisogno proprio del maso. I prodotti restanti vengono venduti “sul piatto e nel bicchiere”. In questo modo l’intera catena di valore resta nelle mani del contadino, perché è sempre lui che produce, lavora e vende. Questa forma di economia serve a sostenere il contadino.

Un’idea eccellente che guarda al futuro. Secondo lei cosa contraddistingue la Val Senales e il suo turismo non invasivo?
La specializzazione e l’autosufficienza. I giovani contadini ci sanno davvero fare. Ma ognuno deve trovare la propria nicchia, la sua dimensione. E in questo modo l’economia rurale di montagna potrà offrire anche dei servizi. Anche il turismo ha bisogno di una saggia politica ponderata. Abbiamo bisogno di un paio di buoni hotel a 4-5 stelle, cosìcome della possibilità di trascorrere una vacanza al maso. Gli antichi masi devono essere posti sotto Tutela degli insiemi ed essere mantenuti. Perché “godere dell’architettura del posto” fa parte della vacanza.Ma ho la sensazione che gli abitanti della Val Senales siano già sulla buona strada. Il gran turismo a basso prezzo non è più “altoadigelike”, questo lo si è capito già da tempo.

Lei conosce così tanti posti nel mondo. Di quali posti, sentieri o puntipanoramici della Val Senales non può fare a meno?Uno dei miei posti preferiti, il luogo più bello in assoluto, è la malga Moar, che bisogna conservare a tutti i costi. Che vista spettacolare! Ora il rifugio è facilmente raggiungibile. Se la ristorazione investisse in questo posto, l’oste di questa baita riuscirebbe sicuramente a vivere del suo lavoro. Molto probabilmente questo succederà di qui a qualche anno. Il rifugio risale al medioevo, non si può lasciarlo andare in rovina. Tutelare gli insiemi, servendo da bere...

L’amore per le persone, per un luogo, passa attraverso lo stomaco, o conaltre parole: uno spirito visionario ha bisogno di un corpo energico! Qual è il suo piatto preferito, che può ordinare solo in Val Senales?
Il miglior arrosto di castrato l’ho mangiato da una contadina al maso Finail. È stato cotto per ore, forse anche per un giorno intero nel fondo di cottura delle rape. La rapa era stata grattugiata finemente e il grasso si è sciolto al suo interno. Fenomenale! Perquell’arrosto ritornerei sempre al maso.(Un chiarimento: l’arrosto di castrato è un piatto speziato a base di carne ovina e per prepararlo vengo usate tutte le parti della pecora.)I ricordi del delizioso pranzo vagano ancora nell’aria. Il nostro sguardo segue l’indice di Reinhold Messner e si sposta sulla parte più profonda della valle. Qui il vecchio sentiero porta dal Castel Juval fino a Vent attraverso la Val Senales, fino alla piattaforma di atterraggio per elicotteri dismessa, dove ora due capre si crogiolano al sole. È nel collegamento tra antiche e forti strutture primarie e idee visionarie che si celano enormi potenziali creativi. Valori e servizi che indicano la strada del futuro. Mentre noi siamo ancora intenti ad ammirare la collezione di cimeli tibetani, il proprietario del castello degusta i vini della bottega del contadino della Val Venosta. Perché quello che viene creato al mondo, vive e si propaga nell’incontro tra le persone, condividendo lo stesso tavolo e con gli alimenti prodotti dai contadini del posto “sul piatto e nel bicchiere”!
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