I primi abitanti di Parcines si stabilirono nella zona circa 6.000 anni fa, più o meno all'epoca di Ötzi, il famoso Uomo venuto dal ghiaccio.
Durante il
tardo Neolitico e l'Età del rame, il Monte Sole era terra di semplici cacciatori e raccoglitori, destinati a convertirsi, nel corso dei secoli, in agricoltori stanziali. Questi costruirono piccole,
primitive capanne sui pendii in luoghi sicuri e asciutti, giacché a quei tempi
l'Adige era un fiume selvaggio, indomito, ostile all'uomo e il fondovalle era un'area paludosa inospitale. Spesso, gli abitati erano protetti da bastioni circolari. Su colline e alture,
gli uomini dell'Età della pietra e del bronzo identificarono speciali centri di energia vitale e vi stabilirono luoghi di culto per la venerazione degli dei e la realizzazione di
atti rituali e roghi votivi. I siti elevati con ampie vedute sulla valle erano in genere considerati luoghi sacri. In epoca precristiana, infatti, si pensava che fossero la dimora degli dei, ai quali l'uomo, lassù, si sentiva più vicino.
Gli insediamenti e i luoghi di culto preistorici, le grotte abitate, le tracce di bastioni e i massi cuppellari più noti nei dintorni di Parcines si trovano non lontano dal sentiero della roggia di Parcines, presso il
punto panoramico Golderskofel, vicino al maso Ebnerhof di Tablà, nel centro di energia vitale
Unterwenter Rast (consiglio trekking) sul Monte Sole e non distante dal
rifugio Hochganghaus sull'
Alta Via di Merano nei pressi dei famosi
Laghi di Sopranes.
I resti di questi antichi luoghi possono essere ammirati durante un'escursione lungo il
sentiero delle leggende e il
sentiero della roggia di Parcines. Sono segnalati mediante appositi pannelli (su cui figura il simbolo di un cacciatore dell'Età della pietra)
e accompagnati da una descrizione che può essere richiesta presso gli uffici turistici di Parcines e Rablà o il file può essere scaricato qui come PDF.