Silenzio, per favore!
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News Riapertura Termeavventura Naturno: venerdì, 21/12/2024

Silenzio, per favore!

Certosa: dove regna il silenzio

Nel 1084, vicino a Grenoble, Bruno di Colonia fondò il famoso ordine certosino. Da allora, solo 272 monasteri certosini sono stati edificati in tutto il mondo e uno di questi si trova in Val Senales. Se non è questo un motivo per farvi visita...


Ancora oggi, la Val Senales si mostra selvaggia a chi vi entra: ripida a sinistra e a destra, impone a chi la risale un passo lento. Quanto doveva essere inaccessibile questo luogo quando l’abbazia di Allerengelberg fu fondata nel 1326, nell’attuale paese di Certosa? I certosini cercavano deliberatamente questo isolamento: si ritiravano in monasteri remoti, pie fortezze in cui cercavano Dio nel silenzio, nella solitudine e nella preghiera. Mentre altri ordini cristiani si dedicavano alla vita delle comunità, curavano i malati o educavano i bambini, i certosini vivevano come se fossero “morti nel mondo”.

Dopo 20 minuti di viaggio, metto le chiavi della macchina nella tasca della giacca e do un'altra occhiata al mio cellulare. Il segnale è scarso: una tacca, due tacche e viceversa. Alzo le spalle: meno prende il telefono, più libera è la mente. Un autobus aspetta alla fermata, nessuno scende, nessuno sale. Scivolo attraverso una porta e mi ritrovo nella piazza del villaggio. Non c'è un'anima in vista, e il silenzio che si è impossessato di molti centri nei giorni della pandemia dà probabilmente un'idea di come doveva essere tranquillo l’Allerengelberg secoli fa. Senza accorgersene, a Certosa ci si trova nel cuore del complesso monastico. Passo davanti a un gruppo di figure impressionanti, che dominano la piazza del villaggio: una processione oscura di monaci, uno dei quali guarda direttamente l'osservatore, portando in mano la scritta “Memento mori” – ricordati che devi morire. Una brezza spazza la piazza, anch’essa silenziosa.

Entro nel chiostro e mi sento come se fossi fuori dal tempo: non ci vuole molta immaginazione per figurarsi i monaci in bianche vesti camminare sotto il porticato. La quotidianità dei fratelli era strettamente regolata e il silenzio era fondamentale. Parlare era permesso solo per la preghiera e la messa – e per offrire consolazione ai moribondi. Anche se i monaci formavano una comunità, ognuno viveva in solitudine: appartati in piccole case, le cosiddette “celle”, ognuno si dedicava alla preghiera, allo studio e a un mestiere. Anche i magri pasti, sempre senza carne, venivano consumati in isolamento. Sbircio attraverso una delle feritoie attraverso le quali il cibo di ogni monaco veniva spinto nella cella: anche queste erano costruite in modo tale che il piatto dovesse “girare l’angolo”, in modo tale da precludere persino il contatto visivo tra i fratelli.
Le celle dove i monaci una volta sprofondavano nella contemplazione sono ora appartamenti. Su un gradino c'è un pacchetto di un noto shop online, su un'altra porta è appesa una ghirlanda decorativa. Guardo a sinistra attraverso le finestre ad arco, nel cortile interno del chiostro, che ora è un prato e un tempo serviva come cimitero del monastero. Un’aiuola appositamente allestita dà un'idea di quali erbe venivano coltivate nel monastero e quali proprietà curative hanno. Rimango a osservarla per un po' e rifletto sui saperi antichi. Penso a mia nonna, che individuava erbe e piante ovunque. Quando una volta le chiesi come faceva a ricordarli tutte, mi guardò desolata, come se pensasse tra sé e sé: che cosa è diventata l’umanità.
Sulla via del ritorno, verso la piazza del villaggio, un gruppo di bambini si aggira nella parte diroccata del chiostro alla ricerca di un gatto. Uno di loro arriva correndo con un bastone in mano, che imbraccia come un fucile. Strizza un occhio e mira a qualcosa, il bastone trema come l'ago di una bussola. Una donna si sporge dalla finestra. Poi di nuovo silenzio.
Fu la loro vita eremitica che alla fine condannò i certosini. Mentre i monaci se ne stavano dietro le massicce mura del monastero che ancora oggi racchiudono il villaggio, i contadini dovevano pagare loro le tasse. L’abbazia, a sua volta, non dava nulla in cambio. Il risentimento crebbe. Il clima sociale e politico cambiò, non solo in Val Senales, ma in tutta Europa. Nel 1780 Giuseppe II divenne imperatore d’Austria e iniziò delle riforme di ampia portata. Sotto il suo governo illuminato, i monasteri che non servivano alla società furono rigorosamente aboliti e le proprietà nazionalizzate. Questo segnò anche il destino di Allerengelberg. I monaci ebbero cinque mesi per lasciare la loro “santa fortezza” e gli edifici e i terreni furono venduti a famiglie, agricoltori e artigiani della zona.

Al nostro tempo quasi tutti i monasteri e gli ordini cristiani sono in profonda crisi. Mentre in passato c’erano lunghe liste d’attesa, oggi non ci sono più giovani che desiderano assecondare la loro vocazione. Molti monasteri stanno chiudendo definitivamente e con loro la tradizione spirituale che ha plasmato l’Europa per secoli. In un mondo che sta diventando sempre più rumoroso, i monaci silenziosi stanno vivendo un momento particolarmente difficile: attualmente nel mondo ci sono solo 21 monasteri certosini attivi, compresa la misteriosa casa madre dell’ordine, La Grande Chartreuse, che si trova nelle Alpi francesi.
Ritorno a Certosa: dopo il suo scioglimento, il complesso monastico, una volta chiuso ermeticamente, è stato trasformato nel corso degli anni nell’attuale villaggio. Le celle e altri edifici sono stati convertiti in case, stalle e appartamenti, l’ex navata è ora il salone di una locanda. Dove una volta la gente si allontanava da tutto ciò che era terreno, ora si gode della vita.
Tuttavia, il monastero non rivela ancora alcuni dei suoi segreti: qual è il significato del misterioso rilievo in pietra sul muro dell'ex cucina del monastero, che raffigura un serpente e un uovo? Dove sono spariti i fratelli dopo lo scioglimento del monastero? Di chi è lo scheletro che è stato scoperto di recente, sepolto con bottoni e oggetti di valore insolito? Nulla è dato sapere.
L'abbazia di Allerengelberg
Sei consapevole del livello di rumore che ti circonda? Il rumore del traffico al mattino, le chiacchiere e le telefonate dei colleghi, il rumore della tastiera, il vibrare del cellulare, la musica nel negozio, il gorgoglio della lavastoviglie: ti sembra stressante? Lo è.
Il nostro cervello è programmato per analizzare continuamente le informazioni provenienti dall’esterno, così da riconoscere e reagire in tempo a possibili pericoli. Anche quando ascoltiamo in sottofondo una musica rilassante, il nostro cervello è sempre in guardia, la nostra pressione sanguigna è leggermente elevata e la nostra produzione di cortisolo è attiva.
La ricerca su ciò che il silenzio fa al nostro cervello, corpo e mente è ancora agli albori, ma già i primi risultati indicano quanto sia importante il silenzio. Alcune aree del cervello, per esempio, si attivano solo quando c’è silenzio intorno a noi. Sono proprio queste aree che, se non ci sono stimoli esterni, ci permettono di guardare dentro di noi, organizzare informazioni, elaborare e immagazzinare contenuti. Ecco perché il famoso “lampo di genio” spesso ci colpisce proprio quando non stiamo pensando consapevolmente al problema. Il silenzio ci permette anche di pensare e lavorare con più concentrazione, ci rende più creativi, il nostro tono muscolare diminuisce e si formano più cellule nella zona dell’ippocampo. Cosa avrebbero detto i certosini di queste scoperte? Probabilmente avrebbero taciuto.